Javier Romero, alla ricerca del tempo nel ritmo della musica

Javier Romero è il nostro “speaker musicale”! Dopo aver conseguito un dottorato in Musicologia presso l’Università Alexander von Humboldt di Berlino, si è diplomato in chitarra classica e direzione d’orchestra. Oggi, presso l’Università di Alicante, coordina i corsi di dottorato di ricerca sulla “Ricerca sull’ Educazione Musicale e sul Movimento“.

Sul palco di TEDxUdine verrà a raccontarci della sua iniziativa “Bodypercussion”, con cui viaggia in diversi paesi dell’Africa per insegnare alle popolazioni africane come “suonare il proprio corpo”, trasformandolo in un vero e proprio strumento musicale. Poiché molto della “Bodypercussion” è dettato dal ritmo, il tempo, secondo Javier, va cercato lì: nei battiti delle mani, nello scalpitare dei piedi sulla terra arida, nell’energia che queste comunità africane riescono a sprigionare quando fanno battere la terra sotto i loro piedi, e quando muovono l’aria tra le loro mani. A lui la parola…

La Bodypercussion è una delle forme più antiche di fare musica di cui l’essere umano dispone. Grazie ai suoni che egli produce con le mani e con i piedi non solamente realizza musica, ma anche azioni, espressioni e stati d’animo che lo vincolano a tutta la comunità.

La nostra particolare visione è connessa al concetto di corpo, ritmo e gestione del gruppo delle culture africane. Un esempio è quello della tribù “Himba” della Namibia che non utilizza strumenti musicali, ma si esprime esclusivamente attraverso il proprio corpo, cioè: con la bodypercussion. I membri di questa tribù usano battiti con le mani, colpi sul torace battiti a terra con i piedi mentre danzano.

La mia personale esperienza durante la ricerca diretta sul campo con questa tribù mi fece riflettere sul fatto che il corpo, a livello metrico, dispone di un potenziale unico. E’ per questo motivo che dal mio punto di vista “il segreto non si trova in Finlandia, ma in Africa”.

Il concetto di ritmo nelle culture africane, in particolare in Namibia con gli Himba, è relativo. Il concetto di musica di queste culture non è per nulla uguale a quello occidentale; la musica è qualcosa che accompagna altre attività. Serve ad esempio per meccanizzare e alleviare la fatica di un duro lavoro della terra fatto sotto il sole con alte temperature.

Nella cultura occidentale il ritmo si impara in modo sequenziale, un poco alla volta, in modo strutturato. Nella cultura africana si esprime invece in un “tutto continuo” con la finalità di osservarne la struttura completa. Per questo motivo il ritmo non è unico o invariabile ma è parte del concetto di variazione. Esso cioè si modifica continuamente ad opera del gruppo che è parte di questo sviluppo, il ritmo infatti si trasforma continuamente mentre le persone anziane lo realizzano con i più giovani.

In Africa il ritmo è cooperativo ed inclusivo. Il ritmo ci insegna a lavorare insieme, in modo congiunto senza gerarchia dove il gioco e il divertimento fanno anch’essi parte dell’apprendimento.

Se applichiamo questo concetto alla pedagogia della cultura occidentale dobbiamo partire dal fatto che il corpo è il principale strumento di apprendimento, per questo motivo il nostro motto è: Imparo con il mio corpo!

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