La musica sta all’uomo come le onde del mare stanno alle spiagge di un’isola assolata: ogni flutto è diverso e lascia tracce differenti sulla battigia, così come ogni nota suscita nell’uomo un’emozione complessa ed immediata che cambia da melodia a melodia, da suono a suono. È un gioco di maestria che passa da un tasto di pianoforte alla corda di un violino, dalla cassa toracica di un bambino che dolorosamente viene al mondo al frusciare e scricchiolare delle foglie del bosco.
Perché, potenzialmente, ogni suono è musica per il nostro cervello.
Esso è, non a caso, il più grande interprete ed esecutore musicale dell’esistenza umana: più di qualunque cantante famoso e più di qualsiasi cuore. Il battito cardiaco, infatti, non può essere paragonato alla carica di vita e di significato di un encefalogramma che misura l’attività elettrica in corso nelle nostre menti: è come comparare un unico musicista capace di cambiare frequenza, ampiezza e ritmo di una singola nota soltanto con un’intera orchestra che percepisce impulsi, strumenti e suonatori e crea una melodia grandiosa, complessa e originale.
Il più grande musicista di tutti i tempi.
È legittimo tuttavia chiedersi come il cervello possa essere il musicista più grandioso di tutti i tempi non avendo alcun insegnante a cui rifarsi. Inoltre, è anche opportuno domandarsi quale sia il suo strumento musicale, ovvero quello in grado di tradurre il suo genio artistico in qualcosa di concreto, come per il batterista è il tamburo o per il cantante è il diaframma. Non da ultimo, è necessario comprendere quale sia la sua musica, ovvero la sua creazione finale. Se però per questi due ultimi quesiti le risposte possono risultare semplici – il corpo umano e tutto ciò che esso produce e realizza verbalmente, fisicamente e mentalmente sono infatti rispettivamente lo strumento musicale e la musica del cervello -, altrettanto non vale per il primo, il quale è assai più complicato. Per rispondere alla prima domanda, infatti, è importante sapere che tutti gli esseri umani mostrano cinque diversi tipi di schemi elettrici o “onde cerebrali” elaborate dal cervello grazie a stimoli come quelli uditivi. Questi stimoli altro non sono che tanti insegnanti forniti dal mondo circostante per l’apprendimento del cervello, che così impara ad eseguire le sue “melodie” di parole, movimenti e pensieri per dei meccanismi di reazione ed imitazione alle molteplici “melodie” dell’ambiente che lo circonda.
Più specificatamente, poi, ogni onda cerebrale ha uno scopo e serve al funzionamento della mente umana; la capacità del nostro cervello di diventare flessibile nella transizione fra le varie frequenze delle onde cerebrali gioca infatti un ruolo vitale nella gestione di stress, apprendimento, concentrazione, rilassamento e riposo. Il brain hacking, branca della Neuroscienza, sostiene anche che l’esposizione a particolari frequenze sonore – ma anche ad immagini specifiche – possa causare la produzione di determinati tipi di onde cerebrali a causa di un fenomeno di sincronizzazione tra le due non solo in ogni singolo individuo, ma anche in grandi gruppi. A riprova di ciò, uno studio presentato all’incontro della Società di Neuroscienza nel 2012 ha rivelato che i gruppi che sono esposti agli stessi suoni ritmici poi anche si muovono e pensano ritmicamente “a tempo”. Usando il monitoraggio EEG delle oscillazioni delle onde cerebrali, la psicologa Dott.ssa Annett Schirmer e il suo assistente Dott. Nicolas Escoffier hanno scoperto che, dopo un breve periodo, le onde cerebrali di questi gruppi si sincronizzerebbero con i suoni ritmici loro subliminalmente imposti, dando effettiva prova del fenomeno del “trascinamento delle onde cerebrali” (sincronizzazione).
Tuttavia, l’influenza dei suoni e della musica sulla psiche umana non è ovvia quanto quella legata ad elementi visivi come cartelloni ed insegne luminose, ed esperimenti di successo come quello della Dr.ssa Schirmer risultano più difficili da comprendere, non tanto per gli effetti che questi dimostrano i suoni possano suscitare, quanto per il meccanismo che porta gli stessi a provocare tali effetti. Paradossalmente, infatti, tutti noi sappiamo che ascoltare della musica può farci dondolare la testa, muovere i piedi e canticchiare inconsciamente, ma non abbiamo la benché minima idea di cosa in realtà porti il nostro corpo a muoversi e a reagire in tal modo – non abbiamo idea, per esempio, del perché il parlato sia reso ritmicamente, offrendoci l’opportunità di comprendere appieno le sfumature dei significati delle parole che, altrimenti, sarebbero solo un piatto susseguirsi di informazioni. Questi, e molti altri quesiti, sono spiegati dal sopracitato meccanismo di sincronizzazione fra onde cerebrali e frequenze, il quale causa effetti esterni ed interni nel corpo e nella mente umana.
Le onde cerebrali e i loro effetti sull’uomo.
Onde Delta, Theta, Alfa, Beta e Gamma: prima di entrare nello specifico per ciascuna di esse, è importante rendersi conto che tutte queste onde cerebrali sono costantemente presenti nella nostra vita, seppur una di queste possa risultare “dominante” a seconda dello stato di coscienza e della situazione in cui ci si trova. Le onde Delta, per esempio, caratterizzate da una frequenza che va da 0.1 a 3.9 Hz, sono le onde più lente, nonché quelle che caratterizzano gli stadi di sonno profondo. Inoltre, sono coinvolte nella regolazione del sistema immunitario, del battito cardiaco e della digestione. Persone con elevata attività Delta possono sorprendentemente sperimentare difficoltà di apprendimento e di mantenimento della consapevolezza cosciente, fino a gravi casi di ADHD.
Le onde Theta, le quali hanno una frequenza che va dai 4 ai 7.4 Hz, sono collegate invece alla creatività, all’intuizione e alla connessione emotiva insite in ciascuno di noi. Coinvolte anch’esse nel riposo, queste onde vengono solitamente prodotte di notte: troppa attività Theta (diurna o notturna) può rendere un individuo disattento, impulsivo, suggestionabile, ma anche iperattivo e, in taluni casi, depresso. Individui con una scarsa produzione di onde Theta possono invece essere stressati, ansiosi, o addirittura poco consapevoli delle proprie emozioni, sino a profondi stati di apatia. Le onde Alfa, che sono comprese in una frequenza fra i 7.5 e i 12.5 Hz, colmano il divario fra il pensiero cosciente e il subconscio, e sono tipiche in situazioni di rilassamento come la veglia ad occhi chiusi e gli istanti precedenti l’addormentamento, ma non il sonno profondo: persone con una carenza di onde Alfa possono sviluppare ansia, stress, insonnia e, nei casi più gravi, DOC, mentre persone che ne producono eccessivamente hanno difficoltà a rilassarsi e una tendenza a sognare ad occhi aperti.
Le onde Beta, con intervallo di frequenza fra 12.5 e 30 Hz, vengono comunemente osservate mentre siamo svegli, essendo coinvolte nel pensiero cosciente, critico e logico e avendo un effetto stimolante. Avere la giusta quantità di onde Beta consente di concentrarsi e completare facilmente attività come la lettura di un libro o la risoluzione di un calcolo matematico, ma anche di instaurare una socializzazione produttiva: soggetti con basse onde Beta possono soffrire di scarsa cognizione, leggera depressione e ADHD nei casi più estremi, mentre soggetti con più onde Beta possono vivere in un costante stato di adrenalina, eccitazione e stress. Infine, le onde Gamma, che vanno dai 30 ai 100 Hz, sono di vitale importanza per la percezione dei sensi, l’apprendimento, la memoria e l’elaborazione delle informazioni. Incentivate dalla meditazione di ogni tipo, le onde Gamma sono importanti anche per una conoscenza del sé più piena ed olistica. Persone con un’attività gamma più bassa della media possono presentare forti problemi di apprendimento e depressione.
Brain hacking e stimolazione ritmica uditiva
In futuro, la stimolazione ritmica uditiva (RAS) potrà quasi certamente essere un promettente strumento per la manipolazione dei processi cognitivi e la modulazione degli stati d’animo. Tuttavia, molti studi hanno anche rilevato cambiamenti neurofisiologici correlati alla RAS: tali risultati potrebbero dunque tradursi in terapie più efficaci in risposta a ictus, morbo di Parkinson e altre malattie neurodegenerative.
Gli effetti della RAS sono stati studiati prevalentemente utilizzando i toni mono- e binaurali. Le differenze tra i due sono essenziali per la comprensione della RAS tanto quanto lo sono le diverse onde cerebrali; se infatti i toni monoaurali sono ritmi oggettivi/fisici di frequenze composte che giungono contemporaneamente ad un solo orecchio o ad entrambi e che vengono modulate dalla coclea, i toni binaurali sono una percezione soggettiva elaborata dal nucleo olivare superiore in risposta ad onde vicine presentate separatamente a ciascun orecchio.
Più semplicemente, i toni monoaurali sono oggettivamente uditi quando la combinazione di due onde a frequenze vicine vengono sommate e presentate a ciascun orecchio contemporaneamente producendo un segnale AM (modulato in ampiezza), e quindi vengono intrecciate in un singolo suono a bassa intensità che equivale alla differenza dei due toni ascoltati. I toni binaurali, invece, vengono generati quando due onde differenti (con frequenze inferiori a 1500 Hz e con meno di una differenza di 40 Hz fra di loro) vengono presentate a ciascuno orecchio: in questo modo, il cervello crea un terzo suono ritmico che pulsa alla frequenza della differenza tra i due toni. I toni binaurali, inoltre, sono la fonte di maggiore interesse per quanto concerne la RAS e il brain hacking; infatti, riprendendo il concetto della teoria già citata, parrebbe che l’ascolto di una traccia audio con frequenze differenti per ciascun orecchio, oltre a stimolare il cervello nella produzione del tono binaurale di “compensazione”, incentiverebbe la produzione di onde cerebrali per determinati effetti psico-fisici. In ambito medico, i risultati più promettenti del brain hacking hanno sinora riguardato soprattutto la diminuzione dell’impatto dello stato d’ansia e dell’ansia cronica.
Anche se ulteriori effetti devono essere ancora definitivamente dimostrati, esistono numerosi e vasti campi di applicazione per i quali i toni binaurali (ma anche quelli monoaurali) risulterebbero – vuoi per suggestione, o vuoi per ragione – efficaci. Essi infatti sono già di uso comune per migliorare la concentrazione e la meditazione o addirittura indurre stati di alterazione simili a quelli causati dall’assunzione di droghe come alcol e marijuana. A proposito di ciò, nell’estate 2008, la Guardia di Finanza Italiana diede un allarme riguardante delle “droghe virtuali” che consistevano in brani musicali scaricabili da Internet contenenti toni binaurali.
L’organo del mare, l’organo dell’uomo.
Nel 2005, nella croata Zara, l’architetto Nikola Bašić progettò un’opera d’arte architettonica e musicale per rivalutare la banchina della città: un organo formato da 35 canne di diversa inclinazione, forma e lunghezza, le quali, grazie al moto ondoso dell’acqua marina, producono suoni continuamente diversi, modulati secondo sette accordi e cinque tonalità. L’armonia musicale di questo morske orgulje, organo marino, che appare come una grande scala degradante sul mare, incanta per la sua semplicità e bellezza, dettata soprattutto dalla casualità. In un magico parallelismo fra questo magnifico prodotto dell’uomo e l’uomo stesso, è infatti importante ricordare che, in fin dei conti, per quanto scientifico possa risultare il rapporto fra organo e moto ondoso, cervello e suono, uomo e musica, vi sarà sempre una piccola percentuale casuale, inconoscibile ed imperscrutabile di tale rapporto.
Nessuna onda cerebrale o frequenza, infatti, può spiegare esaustivamente la complessità dei suoni del mondo e del loro ascendente sul genere umano.