Per tempo (la percezione del tempo)

di Massimo Sotgiu

Mi sono spesso domandato cos’è il tempo, soprattutto mano a mano che avanzava, o meglio soprattutto mano a mano che lo percepivo avanzare. Perché a mio avviso il punto è proprio questo: la percezione.

Il tempo non nasce da un’osservazione, ma da un’assunzione. In termini scientifici è una variabile utile per spiegare cosa accade intorno a noi, mentre in termini più umani è il concetto che la nostra mente usa per spiegarsi cosa è cambiato in due istanti differenti.

Abbiamo quindi citato due fattori che non possiamo considerare distinti: la percezione e la nostra mente. Che sia una percezione credo sia sotto gli occhi di tutti; basta provare a immaginarci per un ora in fila dal dottore o immersi nella nostra attività preferita, e la sua dimensione diventa fluida.

Ma se è una percezione, il tempo nasce dalla nostra mente o esiste comunque un tempo assoluto, che è indipendente da noi? Non ho la presunzione di sapere la risposta ad una domanda di questo tipo, ma il desiderio di capire mi porta a leggere diverse fonti più autorevoli di me che parlano dell’argomento, da punti di vista estremamente differenti.

Stephen Hawking, nel libro “La grande storia del tempo” scrive:

Nel quadro della teoria della relatività, l’osservatore sul treno e quello posto accanto al binario sarebbero in disaccordo riguardo alla distanza percorsa dalla luce, e dato che la velocità è data dalla distanza percorsa divisa per il tempo impiegato a percorrerla, l’unico modo in cui possono trovarsi d’accordo sulla velocità della luce è quello di essere in disaccordo riguardo al tempo da essa impiegato. In altre parole, la teoria della relatività mette fine all’idea di un tempo assoluto!

Robert Lanza, nel libro “Biocentrismo”, enuncia sette principi di questa sua teoria, dove gli ultimi due affermano:

SESTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO

Il tempo non possiede una vera e propria esistenza al di fuori della percezione sensoriale animale. È il processo attraverso cui percepiamo i cambiamenti nell’universo.

SETTIMO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO

Lo spazio, come il tempo, non è un oggetto o una cosa. Lo spazio è un’altra modalità cognitiva animale e non possiede una realtà indipendente. Ci portiamo dietro spazio e tempo come fanno le tartarughe con il loro carapace. Pertanto, non esiste alcuna matrice autoesistente assoluta in cui gli eventi si verificano indipendentemente dalla vita.

Qui si mette in discussione non solo il tempo, ma anche lo spazio! Può essere difficile cercare di accettare una situazione del genere, ma se solo proviamo a immaginarla possibile, il risultato è un’apertura mentale che ci rende maggiormente ricettivi a nuovi punti di vista, allontanandoci dai preconcetti che riteniamo realtà indiscutibili.

Il fisico Carlo Rovelli, nel libro “La realtà non è come ci appare” afferma:

La realtà è una rete di eventi granulari; la dinamica che li lega è probabilistica; fra un evento e l’altro, spazio, tempo, materia ed energia sono sciolti in una nuvola di probabilità.

Viene da chiedersi se noi possiamo influenzare questa nuvola di probabilità, facendola collassare sulla realtà (o la sua percezione) che desideriamo.

Meister Eckhart, maestro spirituale del XIII secolo, risponde in questo modo: “Il tempo è ciò che impedisce alla luce di raggiungerci. L’ostacolo più grande che ci separa da Dio è il tempo.”

Leggendo tra le righe, se qui Dio rappresenta tutto ciò che esiste, e la luce è la conoscenza nella sua forma più ampia, ciò che ci separa dalla conoscenza del tutto è il tempo.

Forse ora vi sembrerà meno strano staccarvi dal tempo, o magari la lettura di questo articolo avrà avuto come effetto semplicemente (la percezione) di rubarvene un po’.

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