Oggi desideriamo fare quattro chiacchiere con Massimo Franceschet, per approfondire un tema che ci sta molto a cuore, quello dell’Arte e del Digitale. Lo facciamo con lui perché, oltre ad essere insegnante di Data Science e di Network Science all’Università di Udine, è anche uno dei primi crypto artisti in Italia e nel mondo.
Massimo, ci spieghi meglio cosa significa, per te, questa definizione e come credi possa svilupparsi in futuro?
La crypto arte è un movimento artistico che è nato timidamente attorno al 2018 (anche se i primi esempi del genere risalgono al 2014), è cresciuto in modo iperbolico fino al 2021, e ora si sta stabilizzando, portandosi dietro quello che di buono è stato fatto e lasciando per strada il resto.
La crypto arte comprende forme d’arte che utilizzano la tecnologia blockchain non solo come mezzo per la diffusione di opere artistiche, ma soprattutto per la creazione artistica. Per esempio, Plantoid è un progetto lanciato nel 2015 dall’artista italo-francese Primavera De Filippi. Un plantoide è un robot a forma di pianta, dotato di un portafoglio digitale a cui possiamo effettuare donazioni in Bitcoin. Ogni volta che riceve una donazione, il plantoide si illumina e si anima, restituendo la sua gratitudine in forma di bellezza. Quando il plantoide ha ricevuto abbastanza fondi, è pronto a riprodursi, invitando artisti a proporre progetti per generare un suo discendente fisico, coerente col codice genetico (caratteristiche) del genitore. Coloro che hanno partecipato alle donazioni votano le varie proposte e quella che risulta più votata verrà realizzata con parte dei fondi raccolti. Il plantoide quindi si riproduce e il ciclo ricomincia. Il tutto è controllato da uno smart contract su Ethereum, che è l’anima del plantoide, mentre il suo corpo è la sua struttura metallica a forma di fiore. Quindi, l’opera d’arte Plantoid usa in modo funzionale i concetti di criptovaluta, per quanto riguarda le donazioni in Bitcoin, di smart contract, per il suo funzionamento, e di DAO (Decentralized Autonomous Organization), per come il finanziamento e la riproduzione del plantoide è organizzata.
A differenza di Plantoid, dove l’opera è tangibile, spesso un’opera d’arte in questo movimento è digitale ed eterea: una immagine statica, una gif animata, un video, una musica. Un esempio di questo genere è Stay Free, opera del 2021 di Edward Snowden, l’ex dipendente della National Security Agency (NSA) che nel 2013 ha rivelato al mondo lo stato di sorveglianza globale del post 11 Settembre. L’opera è un autoritratto basato su una fotografia dello stesso in cui il volto si genera attraverso l’organizzazione in griglia delle pagine del documento con cui un tribunale americano decretò nel 2015 che la sorveglianza di massa della NSA violava la legge. L’opera è stata venduta l’ultima volta per 2224 Ether, al cambio attuale circa 3,5 milioni di dollari.
Ci allacciamo ora al tema che hai affrontato nel 2021: la Blockchain art come nuova frontiera del mercato dell’arte. Oggi, a distanza di due anni, come pensi si sia evoluto questo movimento artistico, sia rispetto al mercato dell’arte tradizionale sia rispetto alle tue previsioni/speranze sulla crypto art stessa? E qual è la tua prospettiva a riguardo per i due anni a venire?
I primi esempi di NFT – i certificati digitali che rappresentano l’opera d’arte sulla blockchain e che sono di fatto l’oggetto di compravendita – risalgono al 2014, addirittura sulla blockchain Bitcoin (una moda che di recente è tornata attualissima con il fenomeno degli Ordinals su Bitcoin). Attorno al 2018 sono nate le prime gallerie di crypto arte, tra cui SuperRare e KnownOrigin, sulla blockchain Ethereum, che a differenza di Bitcoin è programmabile. Di fatto è nato un mercato per questo genere artistico, in gran parte automatizzato da smart contract, programmi che realizzano e agiscono come un contratto tradizionale (ad esempio per la compravendita d’arte, appunto). Attorno al 2020 sono arrivate le grandi case d’aste, Christie’s e Sotheby’s principalmente, che in modo opportunistico sono saltate sul carro facendo esplodere il mercato degli NFT in una bolla. Era anche il periodo peggiore della pandemia, dove si aveva l’impressione che tutto il mondo fisico dovesse trasmutare nel mondo digitale (cosa che di fatto, col senno di poi, è avvenuta solo marginalmente). Come tutte le bolle, dai Tulipani olandesi in poi, anche quella degli NFT è scoppiata, lasciando in vita solo i progetti migliori e gli artisti con un vero talento.
Per il futuro, io prevedo un utilizzo sempre più importante dei SBT (soulbound token), una versione non trasferibile (e quindi non negoziabile) degli NFT che possono rappresentare qualsiasi bene unico non trasferibile, ad esempio un diploma scolastico o una laurea universitaria, la nostra cartella clinica o fedina penale, la partecipazione ad eventi (una festa o un workshop), alcune abilità che abbiamo acquisito in modo certificato, e in definitiva tutto ciò che definisce la nostra identità. Questi certificati ‘attaccati all’anima’ della persona saranno custoditi nei nostri wallet digitali, assieme ai nostri soldi (in criptovaluta e forse in futuro in euro digitale) e magari alla nostra collezione d’arte, le terre che possediamo del Metaverso, e i vestiti dell’avatar che usiamo per muoverci nel Metaverso, e molto altro ancora.
Personalmente, sto lavorando durante il mio anno sabbatico ad un progetto chiamato Decentralized Autonomous Education con l’obiettivo di creare un modello didattico innovativo, che cerca di applicare la filosofia e le applicazioni del Web 3.0 (e in particolare i soulbound token) alla didattica. Ma questo sarebbe un discorso lungo.
Davvero interessante. Aspettiamo di scoprirne di più. Ora, un’ultima domanda. L’intelligenza artificiale inevitabilmente è parte di questo nuovo ecosistema che fonde arte e digitale. Sappiamo bene che le tecnologie AI stanno diventando sempre più invasive nelle nostre vite. L’American Association for the Advancement of Science ci allerta sostenendo che il 50% dei nostri posti di lavoro potrebbe essere a rischio. Qual è la tua posizione? È il momento di inventarsi delle nuove posizioni lavorative (o artistiche) in questo nuovo e ancora inesplorato ecosistema?
Penso che l’IA abbia oggi un (importante) ruolo di assistente del professionista, incluso l’artista, e non di mero sostituto. Per fare un esempio, l’artista italo-maltese Domenico Barra, nel suo progetto DISØRDINARY BƏAUTY, è impegnato in un dialogo con l’IA del chatbot ChatGPT (OpenAI), approfondendo i complessi temi della bellezza e della bruttezza e gli standard culturali di bellezza della società. In questo caso, chatGPT è visto dall’artista come una codifica di una mente collettiva della nostra società. Le conversazioni tra l’artista e l’IA approfondiscono il concetto di bellezza universale, armonia, perfezione, esaminando i canoni di bellezza passati e attuali nella società e nell’arte. Il progetto sfida la cultura prevalente della bellezza perfetta, promuovendo un approccio più inclusivo che valorizza la diversità. Inoltre, queste conversazioni hanno suggerito all’artista dei prompt per imbeccare Stable Diffusion, una IA di tipo text to image, generando immagini non convenzionali di bellezza e bruttezza, che infine sono state associate a degli NFT.
È sicuro che alcune professioni verranno perlomeno ‘alleggerite’ dall’IA, ma è anche vero che, come è avvenuto dopo ogni rivoluzione tecnologica, altre professioni nasceranno e molte sono già nate. Ad esempio, rispetto all’ambito dell’educazione e della didattica di cui mi occupo, in futuro per gli studenti sarà più importate saper fare le giuste domande piuttosto che saper dare delle risposte, magari riassumendo meccanicamente la spiegazione del docente. Le domande giuste possono agire da prompt per i chatbot tipo chatGPT (OperAI) o Bard (Google), e le risposte dell’IA possono integrare (non sostituire) la nostra ricerca e sete di conoscenza. In fin dei conti, quando io ero piccolo, usavo l’enciclopedia Conoscere per fare le ricerche a Scuola. Fatto salvo l’enorme salto tecnologico, non ci vedo grande differenza.
Ti ringraziamo Massimo per la tua disponibilità e invitiamo tutti, soprattutto chi ancora non ha avuto il piacere di ascoltarti, a dedicare 15 minuti della propria giornata per assistere virtualmente al tuo talk al TEDxUdine: un interessantissimo intreccio di filosofia e matematica, storia e modernità, nell’indimenticabile “Rete del tempo”.