Silvia Paoli Tacchini: prendetevi del tempo per avere cura dei vostri sogni

Silvia ha fondato un’associazione no profit impegnata su tutti gli aspetti legati alla genitorialità e all’infanzia e personalmente ha coordinato i volontari e l’attuazione dei progetti, la raccolta di fondi e le pubbliche relazioni. Sette anni fa è diventata madre e lo scorso marzo ha iniziato la sua nuova attività: un centro polivalente per i servizi di coworking, della cultura e di sostegno alle famiglie. Il suo nome è Oblò, lo spazio delle idee insieme, dove il mondo profit e non profit coesistono con una visione simile di lavorare e stare insieme.

A lei la parola…

Quando ripenso alle decisioni più significative che ho dovuto prendere nella vita, mi rendo conto che tutte sono avvenute con estrema rapidità, giusto il tempo di dire “perché no?” ed era già un sì che si concretizzava. Ciò che è innato non lascia spazio a indugi. Più di ogni altra cosa, la maternità mi ha insegnato ad avere la pazienza e la calma necessaria perché il tempo faccia il suo corso, così nel lavoro e nella vita di tutti giorni cerco di riportarmi a quello stato meraviglioso di tempo e calma per noi stessi e con gli altri. Condividere poi, in questo clima esclusivo, idee, sogni e ambizioni insieme a più persone per il bene e la crescita collettiva, è un obiettivo quotidiano che mi pongo e porto avanti da tempo. Molti, a ragion veduta, mi definiscono un “vulcano di idee” al quale ci aggiungo “e di sogni”. Così, da inguaribile sognatrice quale sono, accade spesso che di notte mi vengano le idee migliori o che durante il sonno io mi svegli con l’idea a lungo ricercata. Sogni e idee che di giorno non si spengono affatto. Tutto ciò comporta un gran dispendio di energia che necessita di tempi di stacco totale dal ritmo frenetico intorno a noi, dal rispondere a messaggi o telefonate, controllare email. Uno stacco mentale e fisico che ritrovo con lo yoga o facilmente in natura. Amo il verde, quello dei boschi di montagna più di tutti. Quindi appena posso mi rifugio lì o cerco altrove il mio spazio di silenzio di cui ho bisogno.

Ci consiglieresti un libro da leggere?

“Basta che un uomo solo sogni”, è un libro scritto a 4 mani da Ermes Ronchi e Marina Marcolin, una piccola perla da diffondere ed è quello che mi sentirei oggi di consigliare a chiunque si trovi nella difficoltà del vivere quotidiano, del riconoscersi e sentirsi di questo tempo. Al di là di ogni credo o religione, viviamo tutti in un medesimo tempo dove paura e pessimismo dilagano, i peggiori assassini dei sogni.

Come si coltiva un sogno?

Nutrendo innanzitutto una sorta di culto verso i sogni buoni, i sogni potenti e intensi, i miei e quelli degli altri, esserne abitati perché uno diventa ciò che lo abita. Custodendoli dal preteso primato del realismo, dal pessimismo paralizzante, dalla accidia che si veste di intelligenza apparente, nutrendoli di fiducia e profezia.

Qual è la frase che ti caratterizza?

«Sono qui per stupirmi, per dirla alla Goethe, e per coltivare sogni buoni, potenti e intensi, i miei e quelli degli altri.»

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