Diritti umani: cosa sono, stato ATTUALE e prospettive future 

Il tema dei diritti umani è così vasto che scriverne non è facile, soprattutto se non è il tuo pane quotidiano. Ma, come il pane, dovrebbe poter stare sulle tavole di tuttə e così, per saperne di più, mi sono rivolto a chi ne sa, per lavoro e per missione: Martina Di Piazza, avvocato di diritto internazionale ed europeo, impegnata da anni nella promozione, garanzia e tutela dei diritti umani anche sul fronte umanitario con particolare attenzione alle donne e ai gruppi vulnerabili.

Martina, i diritti umani sono…

I diritti umani sono quel corollario di diritti inalienabili, inviolabili, universali, indivisibili, interdipendenti e correlati a riconoscimento, tutela e garanzia imprescindibile della sacralità dell’individuo in quanto essere umano esistente e vivente, indipendentemente dal sesso e/o genere, origine e/o appartenenza, lingua, religione, cultura, opinione politica e/o di altro genere, di nascita e/o di altra condizione. Derivano da un bisogno emergente inquadrabile in un preciso contesto storico-sociale con caratteristiche di dinamicità ed evoluzione strutturale socio-culturale.

Quando parliamo di diritti umani trattiamo diritti che sono intrinsecamente e imprescindibilmente posti a tutela della vita intesa come esistenza umana di un individuo ed espressione della sua dignità quale diritto di un individuo a essere rispettato, apprezzato, valorizzato per il solo fatto di esistere. Sono fondamento della convivenza civile dell’individuo in relazione, comunicazione e contatto* con la collettività (da intendersi sia come semplice comunità che società complessa, popolazione, popolo) in un bilanciato equilibrio tra espressione del bisogno del singolo e l’incontro dello stesso con la collettività nel reciproco rispetto.

I diritti umani rappresentano inoltre l’estrinsecazione di uno Stato democratico che riconosce e garantisce la centralità dell’individuo sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua esperienza personale evolutiva, richiedendo al contempo l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale posti alla base di una partecipazione civile e appartenenza collettiva.

Per usare un’immagine evocativa, i diritti umani possono essere visti come un albero maestoso le cui radici rappresentano l’esistenza dell’individuo e i rami sono l’articolazione dei nostri diritti. Per poter vivere, radici e rami devono essere in perfetto equilibrio armonioso perché le une senza gli altri non potrebbero essere o esistere. 

Dove si trova il seme di questo albero?

Nell’espressione dei bisogni. Come diceva Bobbio (giurista, politologo e storico italiano), i diritti nascono in epoche e contesti diversi scaturenti da esigenze di tutela in quel preciso momento storico. Sono infatti prodotti storici che nascono da bisogni emergenti.

Quando si parla di diritti umani nulla è banale.

Assolutamente. Quando si parla di diritti umani siamo al cospetto di un Individuo o di un gruppo di Individui. Per tale motivo, bisogna addentrarsi e trattare la materia sempre con estremo rispetto, cura amorevole e delicatezza empatica. I diritti umani a una prima lettura potrebbero essere materia  facilmente maneggiabile, ma in realtà mostrano una complessità e una ramificazione con caratteristiche molto spesso di intersezionalità.

La questione si fa ancora più articolata quando vi è un conflitto di diritti percepiti da diversi individui o gruppi di soggetti. Per aiutare nella comprensione posso portare alcuni esempi che ci hanno toccato e coinvolto nell’ultimo periodo storico. Durante la pandemia da COVID-19 ci siamo trovati di fronte alla libertà dell’individuo di scegliere per se stesso e autodeterminarsi che confliggeva con la sicurezza e sanità pubblica a tutela della collettività. Un altro esempio è quello sull’eutanasia. Stiamo tutelando il diritto alla vita o garantiamo il diritto a morire dignitosamente quale espressione della propria libertà individuale? Quid juris?

Qual è la percezione delle persone rispetto alla tematica dei diritti umani?

Hai anticipato un’esperienza che volevo condividere con te. Quando mi hai chiesto di incontrarci per questa intervista, mi sono detta che questa volta non sarei partita dalla classica definizione giuridica o inquadramento tecnico-legale, bensì mi sarei rivolta direttamente alle persone, al loro sentire, alla loro percezione e alla loro conoscenza al riguardo. Ho così preso in mano il telefono e ho inviato un semplice messaggio ad amicə sparsə in giro per il mondo domandando loro: «Se qualcuno ti chiedesse cosa sono e significano per te i diritti umani, cosa risponderesti?». Devo dire che le risposte che ho collezionato sono state interessanti per un verso e drammaticamente sconvolgenti per l’altro.

Oltre a rilevare una conoscenza poco tutelante e frammentata dell’argomento, è apparso in maniera lampante come la condizione di un individuo (ergo la tutela dei suoi diritti) cambi in base all’area geografica o condizione di appartenenza, situazione di conflitto o contesto di pace che vive e al livello di benessere o povertà in cui versa. Ne ho dedotto che le risposte ricevute si basavano non su una conoscenza oggettivamente e costruttivamente formata, bensì sull’esperienza vissuta in quel momento storico e in quel contesto.

Infatti, sono passata da un un uomo americano, uno europeo e uno italiano che identificavano i diritti umani riconoscendoli nei dettami delle rispettive costituzioni e con emblematico riferimento al mero concetto di libertà personale; a una donna siriana e a una donna libanese che rivedevano i diritti umani nella sicurezza personale, nell’individuazione di una casa sicura dove proteggersi, nell’ accesso all’acqua potabile, cibo e cure; a un uomo congolese che definiva i diritti umani come un privilegio per pochi. Queste risposte mi hanno fatto capire palesemente quanto ci sia ancora molto da fare.

Il valore di un diritto può quindi cambiare in base alla necessità del momento…

La struttura del nostro tessuto sociale e l’evoluzione storica porta alla naturale necessità di individuare nuovi diritti da tutelare. Basti pensare all’Era digitale. Fino a pochi anni fa, non si sarebbe mai parlato di sicurezza dei dati personali o identità digitale o, per cambiare ambito, di diritto di equità intergenerazionale, sostenibilità e diritto a un ambiente salubre e alla difesa ambientale. I diritti umani definiscono e caratterizzano l’Essere Umano e tutto ciò che ruota intorno alla sua centralità. La complessità della società in cui viviamo e siamo immersi, porta con sé la naturale esigenza di tutelare maggiormente gli individui. Più la società si articola, più i diritti umani individuabili e individuati si ramificano e si intrecciano tra loro. 

Parliamo di immigrazione. È un tema molto sentito ormai da anni. Perché secondo te chi entra in un paese, pur essendo una persona in carne e ossa come chi già vi abita, spesso non gode degli stessi diritti?

Tematica complessa e delicata, molto spesso strumentalizzata. Dovremo dedicare un’intervista solo su questo argomento. Le migrazioni esistono dalla storia dei tempi e lo spostamento dei popoli e delle persone può scaturire da svariate motivazioni generando conseguenze nella gestione dell’accoglienza di un Paese. Le persone scappano per salvaguardare la propria esistenza (ad esempio, fuggono da conflitti armati, genocidi, persecuzioni, violenza perpetrata, stupri sistematici impiegati come armi di guerra) o per motivi ambientali (ad esempio, a causa delle catastrofi ambientali o del cambiamento climatico che li spinge a ricercare una vita dignitosa in quanto quella che conducono è assente di beni di prima necessità) o ancora decidono di spostarsi per ragioni economiche.

Senza addentrarmi nelle procedure attuabili e in questioni di mero tecnicismo giuridico (ad esempio nelle diverse definizioni quali apolide, migrante/immigrato, immigrato regolare o irregolare, clandestino, profugo o profugo interno o persona sfollata, rifugiato, richiedente asilo oltre che i diversi tipi di protezione), vorrei ribadire che dietro definizioni e tecnicismi, vi sono Esseri Umani con le loro storie che meritano di essere ascoltate con attenzione e scrupolo. 

L’incontro con l’Altro porta sempre con sé la bellezza della diversità. A volte viene percepita come un’ occasione unica di crescita e arricchimento, a volte va a minare e destabilizzare le nostre certezze e sicurezze. Spetta a noi avere il coraggio di uscire dalla nostra zona di comfort e abbracciare la diversità con una curiosità rinnovata.

Nella storia dei diritti umani ci sono delle fasi che in qualche maniera ne evidenziano l’evoluzione? 

Oggi siamo arrivati a individuare 4 generazioni di diritti umani. 

La prima generazione è riconducibile ai diritti civili (quelli che attengono alla personalità dell’individuo come, ad esempio, diritto alla vita, all’integrità fisica, dignità, uguaglianza, libertà personale,  libertà di  pensiero e di espressione o manifestazione dello stesso, libertà di riunione, libertà nel professare il proprio credo religioso) e ai diritti politici i quali attengono alla formazione dello Stato Democratico e comportano una libertà attiva ossia una partecipazione dei cittadini nel determinare l’indirizzo politico dello Stato (ad esempio libertà di associazione in partiti e i diritti elettorali).

La seconda generazione si riferisce ai diritti economici, sociali e culturali che derivano dall’evoluzione e maturazione di nuove esigenze, nate relativamente allo sviluppo della società moderna industriale (ad esempio diritto al lavoro, istruzione e salute,  compresa quella sessuale riproduttiva).

La terza generazione risponde alla solidarietà di carattere collettivo interconnesso. Si rivolge non ai singoli soggetti, bensì ai popoli (ad esempio, diritto all’autodeterminazione, diritto allo sviluppo economico e sociale, diritto a un ambiente salubre e alla difesa ambientale, diritto alle risorse naturali, diritto a comunicare e diritti di comunicazione, diritto alla partecipazione al patrimonio culturale, diritti all’equità intergenerazionale e alla sostenibilità, alla pace). Rientrano in questa categoria generazionale anche quei diritti che tutelano gli individui o gruppi di individui considerati vulnerabili e maggiormente esposti alla violazione dei diritti umani (ad esempio, donne, disabili, bambini, indigeni, rifugiati e comunità LGBTQQIAA+).

Vi è, infine, la quarta generazione emergente dei diritti umani che va di pari passo con l’inarrestabile evoluzione della nostra società. Si tratta di una categoria più recente e nello specifico nel campo delle manipolazioni genetiche, bioetica, sviluppo informatica, digitalizzazione e telecomunicazioni.

In questi ultimi anni, che sono stati emblematici e a tratti drammatici per diverse vicissitudini tra le quali la pandemia da COVID-19, lo scoppio della guerra in Ucraina e tutta una serie di calamità naturali che stanno affliggendo il nostro Pianeta, mi sono domandata se non vi fosse la necessità di pensare ad una quinta generazione evolutiva dei diritti. Nello specifico, a una generazione dedicata alla centratura dell’individuo focalizzata sull’empatia, sull’ascolto e sul contatto che porta con sé il richiamo profondo alla responsabilità del singolo e a tutta una serie di bisogni emergenti quali il diritto a essere e sentirsi fragili, diritto ad avere paura, diritto all’armonia, all’ispirazione e alla felicità.

Diritto alla felicità, caspita suona molto bene…

Se pensiamo che i diritti nascono da bisogni emergenti che si strutturano in una società organizzata, oggi più che mai questa società e i singoli individui sono alla ricerca di una dimensione autentica e rinnovata. A darmi questo spunto è stato un deputato del Parlamento libanese durante una conversazione incardinata sulla profonda crisi economica e sociale che il Paese stava e sta affrontando. Ho trovato interessante questo dialogo e questo scambio di idee anche perché per la prima volta la parola felicità la sentivo pronunciare da un politico al servizio del proprio Paese e popolo. 

Posto che i diritti umani sono preziosi strumenti che riconoscono e tutelano bisogni fondamentali della persona umana, come si può tenere alta l’attenzione degli stati sull’importanza della loro tutela e della loro garanzia?

La prima azione da intraprendere è conoscere e riconoscere i diritti umani che fanno capo all’individuo e alla nostra persona. Solo attraverso la conoscenza, è possibile prevenire, riconoscere e tutelare i propri diritti. Non mi stancherò mai di dirlo che tutto parte dalla formazione. Una formazione che deve essere categoricamente continua, aggiornata e accessibile soprattutto per le nuove generazioni. 

Attraverso la conoscenza è possibile capire quando si incorre nella violazione di un proprio diritto e, conseguentemente, quando sia necessario intraprendere un’azione legale per ripristinare il diritto violato e accedere alla giustizia per garantire ciò.  Inoltre, ciascuno di noi può attivarsi nel quotidiano senza girarsi dall’altra parte e tendere la mano oltre che partecipare a campagne di sensibilizzazione e all’attivismo in tale ambito. 

Ritengo che oggi più che mai, vi sia un’estrema necessità di conoscere e, soprattutto, riconoscere i nostri diritti. Senza conoscenza, è impossibile riconoscere una violazione di un determinato diritto. Solo attraverso la conoscenza, vi è la speranza e la possibilità di garantire e tutelare i nostri diritti che rappresentano e disegnano il valore e il senso profondo della nostra esistenza.

Grazie Martina.

*Come teorizzato dalla Scuola di Formazione V.I.T.A.

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