La perfezione? Sta nella creatività

Dopo qualche squillo, all’altro capo della linea sento la voce di Serena. Nei giorni precedenti, io e Sara, la sua assistente, ci siamo scambiati un po’ di email per trovare una breccia nell’instancabile e appassionato lavoro di Serena e del suo staff alla nuova collezione total look.

Sto per porre qualche domanda a Serena Cibischino, imprenditrice nell’ambito della moda femminile, su cosa significhi mettersi in gioco, tema dello speech che ha tenuto al terzo TEDx Udine Salon dedicato al talento.

Da più di vent’anni narra storie di mondo attraverso le sue collezioni. Tra i suoi primi pensieri c’è uno sguardo positivo al futuro, in particolare al futuro dei giovani, e spera che quanto condividerà potrà in qualche modo essere utile a chi vuole guardare lontano.

Serena, grazie ai primi due Salon abbiamo scoperto i nostri talenti, sappiamo quali sono gli ingredienti giusti per partire; è ora di metterci (o rimetterci) in gioco. Qual è il primo, concreto passo da fare?

Curare il più possibile le relazioni con chi ci sta attorno. Nel mondo imprenditoriale, in particolare nel mondo dell’abbigliamento, significa tutelare la filiera. Parlo dei clienti, dei collaboratori, degli agenti, dei fornitori con i quali bisogna cercare una strada comune che ci aiuti a superare le difficoltà, soprattutto nel periodo che stiamo vivendo.

Ci sono persone che creano mondi sedute alla propria scrivania, altre visitandolo il mondo, come te; quanto conta stare in mezzo agli altri nello sviluppo del proprio progetto?

È fondamentale. Nutro la mia creatività grazie al rapporto con gli altri. Dialogo, mi confronto, discuto. A volte basta uno scambio di sguardi per capire. Sono elementi importantissimi nella mia professione ma anche per la mia vita personale. Sento il bisogno di vedere fisicamente le persone, lo schermo di un computer non mi basta. Stare in mezzo agli altri è una delle cose più belle del mio lavoro. E in generale non bisogna temere l’incontro con culture diverse o con la diversità. Perché rappresenta sempre una crescita, è qualcosa di meraviglioso, una ricchezza.  

Perfezione: una parola per indicare lo stato di ciò che è esente da difetti ma anche la condizione di ciò che è portato a compimento. A volte però rincorrendo la perfezione non si arriva mai a destinazione…

La perfezione come concetto astratto non mi appartiene. La mia idea di perfezione ha a che fare con gioia di colori, libertà, forme morbide, con la bellezza della semplicità, il calore dei materiali naturali. Tutto quello che creiamo, quello è assolutamente perfetto. La perfezione sta nella creatività stessa. A destinazione ci si arriva.

Quando ci si mette in gioco capita che le proprie radici diventino un elastico: più ti allontani dalla tua terra più ne hai nostalgia. Le radici possono diventare un ostacolo ai propri sogni?

Le radici non impediscono all’albero di tendere verso il cielo. Semplicemente lo tengono in piedi. L’albero si gode comunque il sole e il vento. Le mie radici sono tenaci e forti, le avverto, ma non sono mai state un ostacolo ai miei sogni. È importante tenerle salde e sicure. Personalmente mi hanno sostenuto anche durante le tempeste.   

Schopenhauer scriveva che “le preoccupazioni, i dispiaceri, le irritazioni, le arrabbiature, i timori, le fatiche di tutti noi riguardano, forse nella maggior parte dei casi, ciò che gli altri possono pensare di noi.” Rispetto ai nostri progetti il giudizio degli altri è sempre da allontanare?

Per fortuna ho uno spirito libero e ribelle. Ho sempre seguito il mio istinto e tante volte mi è capitato di fare delle scelte pur avendo tutti contro. Rispetto il giudizio degli altri ma non mi spaventa andare controcorrente. Non temo di essere giudicata o di prendere decisioni che vadano controcorrente. Anzi, se non fossi andata controcorrente con tanta perseveranza, molte cose incredibili e meravigliose non mi sarebbero mai accadute. Non bisogna avere paura di essere giudicati; con il tempo le spalle si fanno più grandi e diventi più consapevole. Ma la paura no, mai. 

Serena, per concludere ti propongo di commentare due citazioni. Una è tua:

“Diventando grandi, abbiamo capito cosa ci piace fare da grandi e come ci piace lavorare.”

Negli anni ho capito che la tenacia e la perseveranza nell’inseguire i propri sogni è la conditio sine qua non per realizzarli. In Africa ho avviato un progetto di cui ho capito il vero scopo solo sviluppandolo, ovvero che dovevo seguire uno dei sogni che ho sempre avuto. E che, anche se ci avessi messo un semino piccolo, avrei sviluppato comunque il progetto. Tutto faceva parte di un sogno più grande. E ci sono arrivata.

La seconda è di Mário Quintana: “Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano da te. Alla fine troverai non chi stavi cercando, ma chi stava cercando te.”

Mi piace l’idea di prendersi cura del giardino, soprattutto se penso a quello che sarà dei giovani. Mi piace guardare al giardino del futuro. Ma è necessario farlo sempre con grande fiducia, rispetto e perseveranza. E crederci.  

Alla fine dell’intervista scambio ancora qualche pensiero con Serena. Accenniamo  all’Oriente, in particolare mi parla della considerazione che hanno del biglietto da visita.

«Una persona te lo porge con due mani. Non ti dà solo un biglietto, ti porge il suo mondo. In Occidente lo prendiamo e lo mettiamo via, a volte senza dargli nemmeno uno sguardo. Ma il biglietto ti fa capire il mondo che c’è dietro, ti fa capire tanto della persona che te lo offre. Se tu lo prendi e lo metti via, non dai rispetto al lavoro della persona. Trovo che questa loro attenzione sia una ricchezza. Perciò davvero non dobbiamo aver paura del confronto e delle diversità, dobbiamo prenderle come un tesoro personale. Cerchiamo di aprirci verso gli altri. È nel nostro interesse

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