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Qual è l’impatto sociale e democratico dell’Intelligenza Artificiale?

Al mattino, biascico insonnolita alla mia omonima assistente virtuale “Alexa, play ‘Africa’ by Toto”: lei illumina allegra il suo polifemico occhio azzurro e mi ribatte con quel la, la, la, la, la, sol, do, re, do che le mie orecchie tanto anelano. La sera, quando posso finalmente coricarmi a letto, tocca a Netflix consigliarmi ciò che potrebbe piacermi, sia Samurai Champloo di Watanabe, Roma di Cuarón, o RuPaul’s Drag Race della World of Wonder.

Questi non sono altro che piccoli esempi di automazione che mi rendono, o meglio, ci rendono, la vita più facile e (soprattutto) infinitamente più piacevole. È un po’ come essere invitati da un pescatore provetto ad una giornata in mare aperto: anche se non si possiedono pazienza, pratica, lenze e canne, il pranzo è sempre e comunque assicurato. Così, l’Intelligenza Artificiale, con il suo potere computazionale di elaborare grandissime quantità di dati nel profondo mare del web, riesce con pochi elementi a portare succulenti pesci a galla per alleviare il languore dello stomaco consumista umano.

Forse è per questo motivo che percepiamo un certo magnetismo nei confronti dell’Intelligenza Artificiale e dell’impatto che questa avrà in futuro sulla nostra società. Perché sì, bellamente ignorando l’allarmismo distopico delle menti illuminate 2.0, è innegabile che l’IA stia puntando a migliorare il mondo che noi conosciamo, amiamo e distruggiamo da qualcosa come duecentomila anni. Lo fa puntando certi pesci che ora come ora ci sogneremmo di poter arpionare con le nostre sole forze, offrendo lenze alla lotta contro il cambiamento climatico e a favore dello snellimento della burocrazia e del sostegno per una Sanità ed un’Istruzione più adeguate alle esigenze moderne.


L’Intelligenza Artificiale che sente la Foresta Amazzonica piangere

Non dovrebbe sorprenderci sapere che, grazie all’Intelligenza Artificiale, l’utilizzo dell’energia può essere già ottimizzato e regolato, riducendo ampiamente, se applicate su larga scala, alcune cause del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico: ciò è esemplificato dalla IA DeepMind di Google, la quale ad oggi è in grado di ridurre del 40% l’energia utilizzata per il raffreddamento dei Google Data Centres, ma anche dai test attualmente in corso nella città di Spokane, WA, al fine di comprovare l’utilizzo di IA per il controllo dei semafori stradali, riducendo così le emissioni delle auto.

La stessa necessità di preservare la flora e la fauna del Pianeta si sta sempre più intersecando con il progresso tecnologico, indirizzando molti ricercatori e difensori dell’ambiente verso l’Intelligenza Artificiale e le sue comprovate potenzialità. In questo modo, progetti come i sistemi di monitoraggio e di predizione dei team Rainforest Connection e Protection Assistant for Wildlife Security (PAWS) non solo diventano possibili, ma soprattutto efficaci.

Il progetto della Rainforest Connection, il quale è già attivo nelle foreste dell’Alto Mayo, del Cerro Blanco, della riserva Tembé, del Camerun e di Sumatra, si serve di un sistema di sincronizzazione tra telefoni Android riciclati e trasformati in sistemi di monitoraggio sonoro chiamati “Guardian”, il cloud, e l’open source per machine learning di Google TensorFlow: i suoni registrati da questi supertelefoni ad energia solare nascosti tra gli alberi vengono salvati nel cloud ed analizzati in tempo reale da TensorFlow al fine di individuare eventuali suoni di motoseghe, camion per il trasporto di legname e qualsiasi altro tipo di attività illegale in loco.

Il progetto di PAWS, il quale si serve di un algoritmo che integra machine learning (pianificazione di Intelligenza Artificiale), psicologia (modelli di comportamento) e matematica applicata (teoria dei giochi), esamina informazioni base sulle aree che richiedono protezione dal bracconaggio e le correla ad una mappatura delle attività illegali precedenti, generando predizioni riguardanti potenziali zone in cui queste potrebbero accadere in futuro e relative strategie preventive di pattugliamento per le forze dell’ordine locali.


Sanità ed Istruzione “su misura” con l’Intelligenza Artificiale

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 23%, il 18% e l’11% dei cittadini dell’Unione Europea hanno rispettivamente dichiarato di avere subito conseguenze dirette di un errore medico, avere sperimentato gravi ripercussioni di una diagnosi sbagliata in ospedale, o avere ricevuto una prescrizione scorretta. I dati raccolti al riguardo hanno poi dimostrato che tra il 50% e il 70.2% di tutti gli effetti negativi di errori medici potrebbero essere prevenuti da un sistema comprensivo per la salvaguardia del paziente che comprenda le migliorie dell’Intelligenza Artificiale.

Con l’IA, poi, le tendenze epidemiche possono essere mappate e previste, così come l’accuratezza di una diagnosi può essere significativamente migliorata. A tal proposito, un team di ricercatori dell’Università di Stanford ha unito un modello di machine learning ad un sistema portatile di monitoraggio del battito cardiaco (Zio XT by iRhythm), provando una precisione nei risultati diagnostici pari, se non addirittura superiore, a quella di un cardiologo. Inoltre, un recente studio del team Google AI ha provato che il loro algoritmo di deep learning può diagnosticare una retinopatia diabetica con delle percentuali leggermente superiori a quelle di un oculista.

È interessante poi notare come l’Intelligenza Artificiale stia anche cercando di dare il suo apporto all’ambito dell’Istruzione, fornendo soluzioni sempre più targettizzate ed incentivanti per studenti ed educatori: Amazon, ad esempio, offre la piattaforma Amazon Inspire agli insegnanti che desiderano condividere materiali per le lezioni gratuitamente; invece, Facebook e Summit Public Schools hanno testato un software di Piano di Studio Personalizzato affinché gli studenti possano avere una visione completa delle loro responsabilità accademiche annuali e ridimensionarle in tanti moduli personalizzati da affrontare sulla base dei propri ritmi.


Foto di Matthias Zomer,Pexels

Una governance efficiente è quasi certamente Intelligente

Gli usi potenziali dell’Intelligenza Artificiale in ambito governativo sono ad oggi ancora limitati dalle risorse economiche e di ricerca statali, dalla mancanza di fiducia dei cittadini verso la classe dirigente e da una creatività umana non ancora pienamente sviluppata. Per questi motivi, i vantaggi più immediati e tangibili in tale ambito possono essere ridimensionati a mansioni non troppo complesse e che siano atte a ridurre oneri amministrativi e a risolvere i problemi di allocazione delle risorse. In queste categorie ricadono servizi come rispondere ai quesiti dei cittadini, aiutare quest’ultimi a compilare, tradurre, ricercare e stilare documenti e indirizzarli attraverso la giungla burocratica verso gli uffici amministrativi pertinenti.

Vi sono innumerevoli esempi di AI applicati a servizi di supporto per i cittadini, come la chatbot ideata dal governo di Singapore in collaborazione con Microsoft e la piattaforma Watson elaborata dalle municipalità di New York City e di Surrey (British Columbia) in collaborazione con IBM. Interessante, poi, è il caso di Visabot, ora trasferito nel più ampio DoNotPay, il quale consiste in un chatbot gratuito che funge da avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione a supporto di immigrati richiedenti asilo negli Stati Uniti d’America. Lo fa determinando non solo l’idoneità della richiesta, ma anche individuando e procedendo con le istruzioni per la compilazione del form più adatto qualora questa fosse possibile.

Per quanto concerne i servizi di traduzione, esistono piattaforme come Unbabel, DeepL e SYSTRAN, le quali combinano crowdsourcing e machine learning per tradurre rispettivamente in quattordici, nove e otto lingue. La maggior parte di queste compagnie si serve di un algoritmo per la traduzione vera e propria, mentre la verifica finale viene compiuta da un team di editor in carne ed ossa, abbattendo così i costi finali di traduzione. Non da ultimo, è opportuno nominare il progetto GenieTalk del Korea’s Electronics and Telecommunications Research Institute e della Hancom Interfree: utilizzato durante le Olimpiadi Invernali di PyeongChang, altro non è che un sistema di riconoscimento vocale che traduce istantaneamente il Coreano in altre ventinove lingue.

L’Intelligenza Artificiale è in grado di effettuare ricerche di milioni di documenti ed immagini, rendendo possibile un notevole risparmio di denaro e di tempo: un’agenzia di telecomunicazione americana, utilizzando in questo modo un algoritmo per supportare i propri quarantamila agenti call center, è riuscita a risparmiare un milione in un anno con una media di un dollaro per secondo di chiamata. Allo stesso modo, l’Intelligenza Artificiale è in grado di stilare veri e propri documenti, non dissimilmente da qualsiasi essere umano: il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese offre per esempio ai propri parlamentari una IA che stili per loro delle risposte da inviare alle domande poste dai cittadini via mail, mentre il processo di IA Natural Language Generation, utilizzato da Bloomberg e l’Associated Press, è in grado di produrre duemila storie al secondo.



Foto di rawpixel.com,Pexels

Il “paternalismo libertario” della società controllata dai dati.

Se applicate a livello statale, tutte queste forme di IA potrebbero far funzionare più efficientemente il sistema governativo, erogare servizi più personalizzati ed immediati e liberare i dipendenti della pubblica amministrazione da certi compiti tediosi che impediscono loro di poter investire realisticamente sulle proprie capacità in ambito lavorativo. Dunque, un governo più digitale, agile ed umano si tradurrebbe quasi certamente in una maggiore soddisfazione da parte dei cittadini: tuttavia, è bene sottolineare che l’IA non è e non sarà mai in grado di risolvere i problemi sistemici del sistema governativo e, anzi, potrebbe anche esacerbare quelli relativi a fornitura di servizi, privacy ed etica qualora non venisse implementata in modo ponderato e strategico.

L’automazione di un sistema di governo o, in senso più ampio, di una società, prevede delle irrimediabili raccolta ed analisi di dati. Questi, ad esempio, vengono già ottenuti nell’ambito del commercio online mediante l’utilizzo di algoritmi, i quali finiscono per rendere gran parte dei nostri acquisti implicitamente targettizzati. In ambito governativo, tuttavia, la resa implicita di questo tipo di manipolazione dimostra di non essere così innocua e, anzi, di poter causare una estrema polarizzazione sociale e una brutalizzazione del mondo digitale. Se infatti è vero che Internet ha sinora reso possibile l’espansione e l’accessibilità di una miriade di informazioni (anche in ambito politico) dando così la possibilità agli utenti online di dibattere in modo pluralistico, è anche vero che questo processo di democratizzazione dell’informazione sta esponenzialmente portando alla creazione di cosiddette “camere degli eco”, in cui certe ideologie (positive o negative) vengono a rafforzarsi per ripetizione ed iperbole.

I social network, terreno politico 2.0, sono un esempio perfetto di “camera degli eco” in cui gli utenti inconsciamente esercitano il processo mentale del bias di conferma, che invece di incoraggiare il pluralismo incentiva l’omogeneizzazione, il tribalismo e i conseguenti estremismo e polarizzazione. Inserire in questa poco incoraggiante cornice l’Intelligenza Artificiale certamente non aiuta ad apprezzare le sue virtù: sostituire il pensiero di tutti i cittadini con un cluster di computer onniscienti e onnipresenti ridurrebbe ulteriormente la flessibilità collettiva, tagliando drasticamente anche la qualità e la diversità delle soluzioni ottenibili nell’ambito di questioni sociali.

Infatti, l’Intelligenza collettiva è caratterizzata da un animalesco spirito di adattamento che la rende altamente suscettibile a influenze e cambiamenti: in un mondo in cui la complessità sistemica sta aumentando più velocemente delle già enormi quantità e volume dei dati e delle capacità di processarli e trasferirli, nemmeno una super IA potrebbe prendere decisioni perfette e adatte ad intere popolazioni. Ma allora, se una società governata dal basso può portare ad una facile manipolazione e polarizzazione grazie a fenomeni come la “camera degli eco” e dell’analfabetismo informatico e una società governata dall’alto non è altro che un regime totalitario edulcorato dalla efficace pillola dei nudge, qual è il futuro che si prospetta per il nostro mondo (concreto e digitale) e per l’Intelligenza Artificiale?


Foto Pexels

Una società veramente migliore, ma come?

Per rispondere a questa domanda è necessario sottolineare che una migliore società digitale parte necessariamente da una migliore società in carne ossa.

Lontano dagli schermi di telefoni e computer, serve che vi sia una gestione decorosa del pluralismo e della diversità intellettuale; i valori fondamentali delle nostre società concrete devono essere ridimensionati alla complessità dei problemi moderni, e le tecnologie, l’IA e l’economia devono armonizzarsi ad essi, e non viceversa. I governi che vogliono conseguentemente introdurre l’Intelligenza Artificiale nella loro macchina gestionale devono poi usare delle strategie che siano inclusive e pratiche.

Come ha detto lo psicologo Gerd Gigerenzer (qui in una TEDx talk a Zurigo), “piuttosto che lasciare che le tecnologie intelligenti diminuiscano il potere del nostro cervello, dovremmo imparare ad avere un buon controllo su di esse sin dalla tenera età”. La cosiddetta digital risk literacy (alfabetizzazione del rischio digitale), che dà gli strumenti e le competenze per controllare la tecnologia e non esserne manipolati di rimando, è una materia che, a braccetto con l’educazione civica, dovrebbe essere essere insegnata a scuola e praticata anche a casa. Rendere dunque l’Intelligenza Artificiale parte di un piano governativo incentrato sui cittadini e scaglionato in obiettiviè certamente una delle strategie più importanti che un governo dovrebbe seguire nell’ambito dell’implementazione AI.

Vi è poi la questione del necessario decentramento dei sistemi informativi e decisionali, al fine di incentivare la partecipazione dei singoli cittadini. In questo senso, tutte le componenti della società devono poter sfruttare la propria educazione in ambito IA e big data per sviluppare leggi di etica e di privacy che siano inclusive dei bisogni e della volontà dei cittadini. A questo proposito, è utile ricorrere ai cinque principi dell’Etica Big Data (applicabili anche all’IA) elaborati dal Dott. Roberto Zicari e il Dott. Andrej Zwitter:

  1. “Non utilizzare i big data per fare del male”;
  2. “Utilizza i big data per promuovere la coesistenza pacifica dell’umanità”;
  3. “Adopera i big data per aiutare i più bisognosi”;
  4. “Usa i big data per proteggere la natura e ridurre l’inquinamento dell’ambiente”;
  5. “Sfrutta i big data data per creare un sistema più giusto ed equo di coesistenza sociale”.

Un’altra annosa questione che richiede un’immediata strategia riguarda la complementarietà del lavoro (o l’assenza di questa) di Intelligenze Artificiali ed esseri umani. Molti, infatti, ritengono che in futuro ci sarà sempre meno spazio per questi ultimi. Non differentemente dall’uomo, tuttavia, anche le IA sono suscettibili a bias: se però nell’uomo questi sono innescati da una serie di fattori culturali e abilità intellettuali (intuizione e pregiudizio), nelle Intelligenze Artificiali questi derivano dalle modalità con le quali esse sono programmate o dalla corruzione dei dati disponibili. L’unico modo per ridurre considerevolmente i bias di entrambe le parti è armonizzare gli sforzi dell’umanità e della tecnologia in un unico team. In questo modo, la mancanza di neutralità insita negli uomini verrebbe smorzata dalla obiettività dell’analisi dei dati delle IA, mentre i possibili errori della IA potrebbero essere evitati dalla supervisione di studiosi dell’etica e ricercatori per lo sviluppo e il controllo delle IA.


Pur non essendo la soluzione a tutti i mali della società moderna, l’Intelligenza Artificiale ha realmente il potenziale per ottenere un impatto notevole sul modo in cui i cittadini vivono e interagiscono con i loro governi. Un governo con solide basi di etica e pluralismo e che riesce ad implementare e utilizzare l’IA in applicazioni a basso rischio è potenzialmente un governo efficiente, impegnato e vincente, ma soprattutto prossimo ad instillare una maggiore fiducia nei suoi cittadini. In un meccanismo necessario di trial and error che prenda in considerazione i feedback e le idee di quest’ultimi, l’amministrazione governativa potrebbe un giorno guidarci tutti verso una società in cui il rapporto stato/singolo sia in grado di essere rispecchiato dalla interazione equilibrata e democratica fra uomo e tecnologia nel mondo digitale.

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